Studiare l’avifauna dei parchi urbani di Napoli per sondarne la biodiversità presente e per contribuire a non vederli solo come luoghi designati alla fruizione ludiche è uno degli obiettivi dei progetti di inanellamento a scopo scientifico condotto da Rosario Balestrieri, Ornitologo e Presidente di ARDEA (Associazione per la Ricerca e Divulgazione Ecologica e Ambientale) che,attraverso progettualità come il MonITRing 120 ed il Progetto Passer, inanella gli uccelli in aree verdi limitrofe alla città partenopea monitorando così le specie lì presenti.
Dati che, nel corso degli anni, restituiranno informazioni necessarie a studiare trend, cambiamenti, andamenti di una biodiversità in continua evoluzione e da salvaguardare. A fare da sfondo alle liberazioni di uccelli che si sono susseguite durante il monitoraggio è stato l’incantevole parco della collina di San Laise, un’area verde tra Bagnoli e Pozzuoli alta gestita dall’associazione Autism AID onlus. Ed è proprio lì che abbiamo assistito allo svolgimento di tutte le attività: dal montaggio delle reti all’inanellamento degli uccelli finiti in rete, fino alla loro liberazione.
Nel corso del campo, sin dalle prime ore dell’alba e fino a sera, il gruppo di ornitologi di ARDEA hanno inanellato diverse specie di Merlo, Occhiocotto, Capinera, Scricciolo, Ghiandaia, Civetta, Usignolo di fiume e Pettirosso. Grazie all’ausilio di reti verticali a 4 tasche, alte circa 2 metri e mezzo e fissate su pali di legno di 3 metri in aree di passaggio dei volatili, si attua il metodo della cattura “passiva” in quanto l’individuo in volo, non percependo la presenza della rete (quasi invisibile), viene “bloccato” dalle sue maglie, per poi essere manipolati con tutte la cautela possibile, per compiere le indagini necessarie e arrecando meno stress possibile fino alla liberazione che sopraggiunge dopo qualche minuto.
Cos’è l’inanellamento?
L’inanellamento, come ci tiene a ricordare Rosario Balestrieri, è sottoposto ad un rigido protocollo di rispetto del benessere animale, soggetto a condizioni climatiche favorevoli (quindi né troppo caldo, né troppo freddo) e gestibile solo da inanellatori autorizzati che hanno conseguito tutte le certificazioni necessarie previste dall’ISPRA (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale). Prima di tornare in libertà, gli uccelli vengono analizzati dagli ornitologi e censiti in base a dati biologici, quali: genere, anno, lunghezza dell’ala, strato di grasso, peso. Successivamente gli inanellatori fissano un piccolissimo anello in lega metallica, che riporta su l’incisione di un codice alfanumerico, intorno ad una delle due zampine senza che questo possa procurare alcun fastidio all’uccello inanellato.
Grazie a questo anellino non solo si lascia una “traccia” di quell’individuo in una data area ma è anche possibile monitorare gli spostamenti dell’esemplare nel caso venisse avvistato o “catturato” da una rete di altri ornitologi che, grazie al codice riportato sull’anello, potranno risalire ai dati di provenienza e altre informazioni preziose per conoscere una parte del vissuto di quell’uccello e confrontarli con quelli del momento. Dopo l’inanellamento, infatti, tutte le serie alfanumeriche degli anelli fissati, infatti, vengono inseriti in una banca dati a cui hanno accesso gli ornitologi di tutto il mondo.
La maggior parte degli uccelli che volano sulla nostra città inanellati nel corso della sessione di maggio del progetto di MonITRing 120 condotto da Rosario Balestrieri, Ornitologo e Presidente di ARDEA, sono in fase di nidificazione: con l’arrivo della primavera gli uccelli transhariani lasciano l’Africa, dove trascorrono l’inverno, per migrare verso l’Italia (e altri paesi europei) dove trovano gli ambienti più per nidificare. A nidificazione ormai conclusa e dopo aver reso i piccoli oramai indipendenti, tra la fine di agosto e inizio settembre, gli uccelli attraversano di nuovo il Mediterraneo per tornare nei loro luoghi di provenienza.
Lo studio degli uccelli ai fini ambientali
Su grande scala, costanti e periodici monitoraggi di molte specie di uccelli in un determinato habitat naturale e in condizioni climatiche favorevoli, contribuiscono negli anni a fornire dati scientifici di spessore sui fattori del cambiamento climatico in atto. Gli uccelli, infatti, sono dei perfetti indicatori della variazione ambientali su grande scala molto sensibili alle alterazioni meteoclimatiche ed altri fattori come la disponibilità trofica lungo le varie tappe delle loro rotte migratorie. Le variabili climatiche influiscono sulle tempistiche ed i percorsi del viaggio per attraversare il continente africano per arrivare in Europa (e viceversa).
Grazie ad una ricerca ISPRA condotta in Italia su una serie temporale di circa 30 anni, come ci spiega Rosario Balestrieri, è emerso che alcune specie di uccelli stanno anticipando la migrazione per sincronizzare la schiusa delle proprie uova con la presenza di bruchi e non rischiare così di arrivare troppo tardi quando questi, con la metamorfosi, mutano in farfalle, insetti sicuramente più difficili e sfuggenti da catturare per uccelli intenti a dover nutrire i propri piccoli senza compiere troppi sforzi! Le cause di tale fenomeno vanno individuate nel surriscaldamento globale che, come si nota, va ad impattare anche sui processi naturali, modificando così interi ecosistemi ai quali, ovviamente, l’intera flora e fauna sono chiamati ad adattarsi. Adattamento che non è sinonimo di sopravvivenza del più forte! Al contrario, il cambiamento climatico sta mettendo a repentaglio molte specie di cui, negli anni, potremo avere traccia solo sui manuali scientifici.
Pensare che uccelli di appena 10 grammi attraversino il Mediterraneo sempre prima, quando le condizioni climatiche non sono ancora stabili (si pensi a forti temporali o cali termici repentini di quel periodo), può dare l’idea di quanto i cambiamenti climatici abbiano reso rischiosa anche la migrazione degli uccelli nel corso degli anni.
Una situazione, questa, che desta molte preoccupazioni agli esperti e che dovrebbe orientare le scelte politiche del nostro Paese, dell’Europa e del mondo, ad una maggiore tutela e salvaguardia della biodiversità messa già a rischio dall’eccessiva urbanizzazione delle nostre città, dal prevaricare di interessi economici su quelli di tutela del territorio, e infine, ma non per ultimo, dagli effetti devastanti del surriscaldamento globale.