Napoli, una delle città più affascinanti d’Italia, vanta una ricchezza naturale inestimabile: il suo splendido mare. Nella zona di Posillipo, in particolare, si trova l’Area Marina Protetta della Gaiola, un gioiello della natura che richiede una gestione oculata e responsabile. In questo articolo, esamineremo l’importanza di una gestione equa di questa risorsa condivisa e come l’Associazione Gaiola Onlus giochi un ruolo cruciale in questo contesto.
Il Mare come Bene Comune
L’accesso al mare è un diritto fondamentale e universale, eppure va bilanciato con la necessità di preservare e proteggere l’ecosistema marino. Alcuni potrebbero sostenere che l’accesso al mare debba essere completamente libero, ma questa visione, se non ben gestita, potrebbe portare al free-riding, ovvero all’uso indiscriminato e irresponsabile delle risorse marine. Come già abbiamo scritto in un precedente articolo, secondo lo studio di Garrett Hardin intitolato “The Tragedy of the Commons” pubblicato nel 1968 su “Science“, è importante comprendere che i beni comuni, come il mare, possono subire degrado quando vengono utilizzati senza restrizioni. La contingentazione degli accessi, come adottata dall’Associazione Gaiola Onlus, è un modo efficace per affrontare questa problematica.
Vantaggi della Gestione Responsabile
La gestione dell’accesso al mare porta con sé numerosi vantaggi. In primo luogo, è fondamentale per la tutela dell’ecosistema marino. Un articolo di Boris Worm et al, intitolato “Impacts of Biodiversity Loss on Ocean Ecosystem Services” pubblicato su “Science” nel 2006, raccomanda di ripristinare la biodiversità marina attraverso la gestione sostenibile della pesca, il controllo dell’inquinamento, la conservazione degli habitat e le riserve marine. Per questo motivo la conservazione delle aree marine è cruciale per preservare la biodiversità e garantire la sopravvivenza delle specie marine.
Inoltre, la gestione responsabile favorisce l’educazione all’accesso al mare. Le regole stabilite dall’Associazione Gaiola Onlus offrono un’opportunità per insegnare alle persone come godere del mare in modo sostenibile, rispettando l’ambiente circostante. Come sottolinea nel suo libro Tundi Agardy, “Ocean Zoning: Making Marine Management More Effective” pubblicato da “Earthscan” nel 2010, la pianificazione e la gestione delle aree marine possono contribuire all’educazione ambientale e alla promozione di comportamenti responsabili. Un passo del libro cita: <<La suddivisione in zone oceaniche è semplice, facile, sistematica e strategica. Si tratta dell’individuazione di aree ecologicamente vitali (aree con un’alta concentrazione di servizi ecosistemici), la valutazione delle minacce alla fornitura di tali servizi e lo sviluppo di sistemi di zonizzazione che vietano usi dannosi, consentendo altri usi a livelli che garantiscano la sostenibilità>>.
Un ulteriore vantaggio è l’aumento della vivibilità delle spiagge. Quando le persone possono godere di una spiaggia pulita, ben conservata e non affollata, l’esperienza diventa più piacevole per tutti. Questo attira turisti e contribuisce allo sviluppo sostenibile della zona. Inoltre un’Area Marina Protetta riesce a studiare, pianificare e gestire al meglio la costa tutelandola in maniera tale da rispettare l’ambiente. Uno studio di Simone Simeone et al intitolato “Analisi della vulnerabilità dei litorali sabbiosi dell’Area Marina Protetta (Penisola del Sinis Isola di Mal di Ventre)” del 2007 spiega come <<la gestione della fascia costiera è una tematica sempre più rilevante e di cruciale importanza al fine di pianificare uno sviluppo sostenibile della stessa. La pianificazione e lo sviluppo della fascia costiera hanno necessità di una base conoscitiva dei processi fisici ed antropici che insistono su di essa. In particolare al fine di supportare i processi decisionali è necessario individuare quali tratti della fascia costiera risultano più vulnerabili sia rispetto a forzanti naturali che verso perturbazioni antropiche>>.
L’Area Marina Protetta inoltre è un esempio di piccole conquiste di civiltà che fanno la differenza nella sicurezza e nella fruibilità del luogo. Un esempio chiaro è dato dalle corsie di esodo/emergenza, ora consolidate nella Gaiola. Fino a pochi anni fa, queste erano inesistenti, mettendo a grave rischio la sicurezza individuale date le condizioni di sovraffollamento e la difficoltà di accesso per i soccorsi. Oggi le corsie di emergenza sono considerate normali ed essenziali per la sicurezza e la vivibilità del luogo, a differenza del passato quando i soccorritori faticavano a farsi strada tra la folla. È importante preservare e migliorare queste conquiste per garantire anche la sicurezza oltre che la bellezza del luogo per le future generazioni.
Estendere la Gestione Responsabile
Un passo avanti potrebbe essere l’estensione del modello di gestione responsabile dell’accesso al mare a tutta la costa di Posillipo, in linea con l’obiettivo dell’Unione Europea di proteggere il 30% dei mari entro il 2030 il che prevede il rinforzo delle aree marine protette (qui il documento della Camera dei Deputati dove si legge <<Il Piano contribuisce all’attuazione della strategia europea sulla biodiversità per il 2030 che prevede l’impegno a offrire tutela giuridica al 30% delle aree marine dell’Unione, di cui un terzo rigorosamente protetto>>). Per raggiungere l’obiettivo si dovrebbero crearne di nuove! Napoli dovrebbe prevedere una collaborazione tra le autorità locali, gli enti pubblici e le proprietà private della costa. Per garantire un giusto equilibrio tra tutela della biodiversità e accesso al mare responsabile della popolazione. Una possibile strada da seguire sarebbe, emulando il sistema di gestione dell’Area Marina Protetta di Gaiola, chiedere ai parchi e alle ville private di Posillipo di far valere la servitù prediale di passaggio, estendendo l’Area Marina Protetta o creandone di nuove, per accedere al mare in maniera controllata e responsabile su tutta la costa di Posillipo.
La Lotta Civile per il Mare di Napoli
La gestione responsabile dell’accesso al mare è un principio che trova fondamento in diverse leggi dello Stato Italiano. La Legge dello Stato stabilisce le norme per la tutela dell’ambiente marino e costiero, promuovendo e istituendo la creazione di aree marine protette come la Gaiola.
Inoltre, questa visione è supportata dalla ricerca scientifica. Dallo studio di N. Dudley intitolato “Guidelines for Applying Protected Area Management Categories” edito da “International Union for Conservation of Nature (IUCN)” del 2008 si intende che l’AMP rappresenta innanzitutto un’area protetta, intesa come uno spazio geografico nettamente determinato e riconosciuto attraverso strumenti normativi, che deve essere deputato alla conservazione della natura e degli ecosistemi connessi, oltre che dei valori culturali presenti, in un’ottica di lungo periodo.
La gestione degli ecosistemi marini è un argomento ampiamente trattato nella letteratura scientifica. Il paper di Colette M. St. Mary et al, “Stage structure, density dependence and the efficacy of marine reserves” pubblicato su “Bulletin of Marine Science” nel 2000, dimostra come le aree marine protette siano un efficace strumento di conservazione e devono essere progettate per proteggere le diverse fasi di vita degli animali marini.
Questi elementi confermano che la gestione responsabile dell’accesso al mare non solo è legalmente supportata, ma è anche una pratica fondamentale per la conservazione del nostro prezioso ecosistema marino.
La lotta per l’accesso al mare (ad un “Mare Responsabile” e non un “Mare Libero”) si concentra sempre di più sulla necessità di far rispettare la servitù prediale di passaggio lungo la costa di Posillipo. Questa importante regola espressa dalla legge dello Stato italiano (art. 1161 Codice della Navigazione e artt. 1027 e ss. c.c.), vede in una sentenza della Cassazione (Cass. sent. n. 24390/2017.) l’impossibilità di chiudere al pubblico una strada privata con accesso al mare. Viene quindi stabilito chiaramente il diritto di accesso al mare per tutti i cittadini. Ma quanti proprietari privati a Posillipo rispettano davvero questa legge? Senza considerare il discorso relativo ai lidi privati (che ugualmente devono consentire il passaggio), così come spiega egregiamente l’avvocato Vincenzo Esposito dal suo canale instagram.
La sfida consiste nel trovare un equilibrio tra il diritto di proprietà privata e il bene comune del mare. Mentre è legittimo che le persone abbiano proprietà lungo la costa, è altrettanto importante garantire che tutti abbiano l’opportunità di godere delle meraviglie del mare di Napoli. Il mare è un tesoro condiviso che dovrebbe essere accessibile a tutti liberamente, ma questa libertà deve rispettare delle regole che promuovano un uso responsabile e sostenibile.
La lotta per far rispettare la servitù prediale di passaggio è una parte fondamentale di questa equazione. Chiediamo, dunque, quante proprietà private a Posillipo fanno effettivamente rispettare questa legge? La risposta a questa domanda potrebbe plasmare il futuro della costa di Posillipo e determinare se la nostra città sarà in grado di preservare il suo patrimonio marino per le generazioni future. Per questo, il modello di gestione con contingentazione, come fa Gaiola Onlus o il Comune di Napoli attraverso la piattaforma delle spiagge libere, dev’essere esteso anche ai condomini e proprietà private, nel rispetto di una gestione del mare “Bene Comune” che sia libera e responsabile.
“Libertà Responsabilizzante” oppure “Libertà Compromettente per l’Ambiente”?
Nell’attuale contesto di crisi ambientale globale che affligge l’oceano e il nostro pianeta, l’individuo si trova di fronte a una scelta cruciale: quella tra una “libertà responsabilizzante” e una “libertà compromettente per l’ambiente”. Quando si presenta l’opportunità di adottare la prima opzione, ossia la libertà che si coniuga con una coscienziosa assunzione di responsabilità nei confronti dell’ambiente, l’individuo, nel contesto della propria città, non esita a compiere questa scelta ponderata.
La crescente consapevolezza dell’inequivocabile interconnessione tra le azioni umane e l’impatto sull’ecosistema globale ha portato molte comunità urbane a riconsiderare il concetto stesso di libertà in relazione all’ambiente. La libertà di agire in modo irresponsabile, che in passato poteva sembrare un diritto inalienabile, è stata messa in discussione alla luce delle gravi conseguenze che comporta sull’ambiente comune che tutti condividiamo.
Scegliere la “libertà responsabilizzante” implica accettare l’onere di adottare comportamenti e pratiche che promuovano la sostenibilità ambientale. Questo significa rispettare regole e normative che derivano da una gestione oculata e responsabile di un bene comune, quale è l’ambiente. In questa nuova prospettiva, il concetto di libertà si arricchisce di un significato più profondo, in quanto la responsabilità individuale diventa il fondamento su cui si basa la libertà collettiva di preservare il nostro pianeta per le future generazioni.
In un momento in cui l’umanità affronta sfide ambientali senza precedenti, la scelta della “libertà responsabilizzante” emerge come un imperativo morale e sociale. L’adozione di questa prospettiva conduce a un’armoniosa coesistenza tra l’individuo, la comunità e l’ambiente naturale, consentendo di forgiare un futuro più sostenibile e resiliente per tutti. In un atto di saggezza e altruismo, la decisione di abbracciare questa nuova concezione di libertà diviene un segno di speranza per il nostro pianeta e per le generazioni a venire.