Nell’epoca moderna, il concetto di beni comuni è emerso come una delle questioni più preoccupanti e complesse dell’economia e dell’ecologia. In un mondo sempre più globalizzato, dove risorse vitali come aria, acqua, clima, e biodiversità sono condivise da tutti, emerge una sfida cruciale per l’umanità: come gestire in modo sostenibile e equo questi beni essenziali? L’economia ufficiale spesso ignora la complessità dei beni comuni, ma l’Economia Civile offre un nuovo approccio basato sulla reciprocità e sulla costruzione di legami sociali. In questo articolo, esploreremo la prospettiva dell’Economia Civile alla luce della tragedia dei beni comuni, cercando soluzioni per affrontare questa sfida globale.
La Tragedia dei Beni Comuni
Il termine “tragedia dei Beni Comuni” è stato coniato da Garret Hardin nel 1968 (qui il suo articolo scientifico) per descrivere la situazione in cui gli individui, agendo razionalmente in base ai propri interessi individuali, possono alla fine distruggere risorse condivise. Il classico esempio è il pascolo condiviso, in cui ogni allevatore cerca di massimizzare il proprio profitto aumentando il numero di animali da pascolo. Questo comportamento porta al sovrasfruttamento del pascolo e alla sua distruzione, nonostante il fatto che nessuno abbia intenzionalmente cercato di danneggiarlo.
Hardin ha sottolineato due elementi chiave nei beni comuni che portano alla tragedia: la rivalità nel consumo e la non escludibilità dell’uso. In altre parole, quando le risorse sono limitate e il loro utilizzo non può essere impedito, gli individui tendono a comportarsi in modo egoistico, ignorando il danno a lungo termine causato alla risorsa condivisa.
Le Soluzioni Tradizionali
Le soluzioni tradizionali alla tragedia dei commons (i beni comuni) includono:
- il contratto sociale a la Hobbes
- l’etica individuale.
Nel contratto sociale, uno stato o un’autorità centrale stabilisce regole e sanzioni per garantire il comportamento responsabile. Tuttavia, questa soluzione può essere impraticabile a livello globale, dove manca una superpotenza mondiale capace di far rispettare tali regole.
L’etica individuale, invece, si basa sull’idea che gli individui interiorizzino norme etiche come il rispetto per l’ambiente e agiscano di conseguenza. Questo approccio è importante ma può essere insufficiente, poiché il suo focus principale è sull’individuo.
L’Approccio dell’Economia Civile
L’Economia Civile offre una prospettiva diversa basata sulla reciprocità e sulla costruzione di legami sociali. Riconosce che i beni comuni hanno un vantaggio condiviso, in cui il beneficio che uno trae dall’uso di un bene non può essere separato da quello che altri traggono. Questo richiede un principio di reciprocità, in cui gli individui contribuiscono al bene comune perché sanno che ciò stimolerà il medesimo comportamento da parte degli altri. Questo approccio si basa sulla cultura del “noi” anziché sull’individualismo egoistico. Gli individui decidono di contribuire al bene comune perché capiscono che è nel loro interesse a lungo termine. La società civile organizzata può svolgere un ruolo chiave nella promozione di questa cultura del “noi”.
Il Patto della Fraternità
Per affrontare la sfida dei beni comuni nell’era moderna, è essenziale passare da un’etica individuale basata su “liberté” ed “egalité” a un patto di “fraternité” che riconosca i legami tra le persone. La fraternità implica un senso di appartenenza a una comunità globale in cui gli individui sono legati dalle risorse comuni condivise. La ricerca dimostra che anche una piccola minoranza di individui può influenzare positivamente una grande popolazione se riesce a resistere e a comunicare in modo efficace i benefici della cooperazione. Questo approccio richiede una collaborazione globale tra cittadini uguali e liberi che abbracciano la cultura del “noi”.
La Gestione Responsabile dei Beni Comuni: Il Ruolo della Comunità
Nel mondo di oggi, è fondamentale parlare della gestione dei beni comuni e di come possiamo farlo nel miglior modo possibile. Spesso sentiamo parlare di privatizzazione e gestione pubblica, ma dobbiamo considerare anche un terzo approccio che potrebbe essere la chiave per garantire un futuro sostenibile: la gestione comunitaria. La privatizzazione dei beni comuni può causare problemi quando si tratta di risorse essenziali come l’acqua o l’aria. Se queste risorse diventano di proprietà privata, chi non può permettersi di pagarle ne sarà privato, creando così disuguaglianze. Inoltre, la privatizzazione non risolve il problema della gestione dei beni comuni, che riguarda principalmente la questione di come prendersi cura di questi beni in modo equo ed efficiente. D’altra parte, la gestione pubblica dei beni comuni può essere afflitta da problemi come la burocrazia e la ricerca del profitto. Ad esempio, nel caso dell’acqua, in Italia, abbiamo visto un alto tasso di dispersione a causa della mancanza di investimenti nella manutenzione delle infrastrutture. Quindi, cosa possiamo fare? Il segreto potrebbe essere la gestione comunitaria. Coinvolgere la comunità nell’uso e nella cura dei beni comuni può essere la soluzione. Quando le persone si sentono coinvolte e responsabili nei confronti di questi beni, sono più propense a prendersene cura e a utilizzarli in modo sostenibile. Un modo per farlo è attraverso le cooperative o associazioni no-profit, organizzazioni in cui diverse persone lavorano insieme per raggiungere obiettivi comuni. Le cooperative e le associazioni no-profit possono coinvolgere molte parti interessate e garantire una gestione più trasparente e responsabile dei beni comuni. La teoria economica spesso ha trascurato il ruolo della domanda di beni comuni, ma è chiaro che la società sta diventando sempre più consapevole dell’importanza di questi beni e della necessità di una gestione condivisa e responsabile. La società civile e le imprese sociali stanno dimostrando di poter contribuire in modo significativo alla gestione dei beni comuni. In un momento in cui dobbiamo fare scelte importanti per il futuro del nostro pianeta e delle generazioni future, è fondamentale riconoscere che la reciprocità e la gestione condivisa dei beni comuni tramite enti del terzo settore sono fondamentali. Possiamo imparare dalla storia e lavorare insieme per garantire un futuro sostenibile per tutti. La nostra consapevolezza della dipendenza reciproca è la chiave per superare le sfide legate ai beni comuni e per creare un mondo migliore.