Nel dibattito in corso sulla sostenibilità globale, la bioeconomia si pone come un approccio all’avanguardia, che combina biologia, ecologia ed economia per plasmare un futuro più resiliente e sostenibile per l’umanità. Questo paradigma, che trae ispirazione dalle teorie dell’economista Nicholas Georgescu-Roegen e si riflette nella pratica della permacultura, ci invita a ridefinire la nostra visione dell’economia e dell’ambiente.
Le Origini della Bioeconomia
Il termine “bioeconomia” fu proposto da Jiří Zeman al celebre economista Georgescu-Roegen. Quest’ultimo sosteneva che ogni processo economico che genera beni materiali comporta una riduzione delle riserve di energia futura, minacciando la possibilità di produrre ulteriori beni materiali. Inoltre, Georgescu-Roegen sottolineò come anche la materia si degradi nel processo economico, poiché le risorse naturali precedentemente concentrate nei giacimenti sotterranei si dispersero nell’ambiente, diventando difficilmente recuperabili. Questo principio, audacemente definito il “Quarto principio della termodinamica,” evidenzia l’importanza di considerare l’entropia e i vincoli ecologici nelle analisi economiche.
IL PROGRAMMA BIOECONOMICO MINIMALE
<<Primo, la produzione di tutti i mezzi bellici, non solo la guerra, dovrebbe essere completamente proibita. E’ assolutamente assurdo (e ipocrita) continuare a coltivare tabacco se per ammissione generale nessuno intende fumare. Le nazioni così sviluppate da essere le maggiori produttrici di armamenti dovrebbero riuscire senza difficoltà a raggiungere un accordo su questa proibizione se, come sostengono, hanno abbastanza saggezza da guidare il genere umano. L’arresto della produzione di tutti i mezzi bellici non solo eliminerebbe almeno le uccisioni di massa con armi sofisticate, ma renderebbe anche disponibili forze immensamente produttive senza far abbassare il tenore di vita nei paesi corrispondenti.
Secondo, utilizzando queste forze produttive con ulteriori misure ben pianificate e franche, bisogna aiutare le nazioni in via di sviluppo ad arrivare il più velocemente possibile ad un tenore di vita buono (non lussuoso). tanto i paesi ricchi quanto quelli poveri devono effettivamente partecipare agli sforzi richiesti da questa trasformazione e accettare la necessità di un cambiamento radicale nelle loro visioni polarizzate della vita.
Terzo, il genere umano dovrebbe gradualmente ridurre la propria popolazione portandola ad un livello in cui l’alimentazione possa essere adeguatamente fornita dalla sola agricoltura organica. Naturalmente le nazioni che adesso hanno un notevole tasso di sviluppo demografico dovranno impegnarsi duramente per raggiungere risultati in tal senso il più rapidamente possibile.
Quarto, finché l’uso diretto dell’energia solare non diventa un bene generale o non si ottiene la fusione controllata, ogni spreco di energia per surriscaldamento, superraffreddamento, superaccelerazione, superilluminazione ecc.. dovrebbe essere attentamente evitato e, se necessario, rigidamente regolamentato.
Quinto, dobbiamo curarci dalla passione morbosa per i congegni stravaganti, splendidamente illustrata da un oggetto contraddittorio come l’automobilina per il golf, e per splendori pachidermici come le automobili che non entrano nel garage. Se ci riusciremo, i costruttori smetteranno di produrre simili altri “beni”.
Sesto, dobbiamo liberarci anche della moda quella “malattia della mente umana”, come la chiamò l’abate Fernando Galiani nel suo famoso Della Moneta (1750). E’ veramente una malattia della mente gettar via una giacca o un mobile quando possono ancora servire al loro scopo specifico. Acquistare una macchina “nuova” ogni anno e arredare la casa ogni due è un crimine bioeconomico.
Settimo, (strettamente collegato al punto precedente), i beni devono essere resi più durevoli tramite una progettazione che consenta poi di ripararli. (Per fare un esempio pratico, al giorno d’oggi molte volte dobbiamo buttar via un paio di scarpe solo perché si è rotto un laccio).
Ottavo (in assoluto armonia con tutte le considerazioni precedenti), dovremmo curarci per liberarci di quella che chiamo “la circumdrome del rasoio”, che consiste nel radersi più in fretta per aver più tempo per lavorare a una macchina che rada più in fretta per poi avere più tempo per lavorare a una macchina che vada ancora più in fretta, e così via, ad infinitum. Questo cambiamento richiederà un gran numero di ripudi da parte di tutti quegli ambienti professionali che hanno attirato l’uomo in questa vuota regressione senza limiti. Dobbiamo renderci conto che un prerequisito importante per una buona vita è una quantità considerevole di tempo libero trascorso in modo intelligente.
Studiate su carta, in astratto, queste esortazioni sembrerebbero nel loro insieme, ragionevoli a chiunque fosse disposto a esaminare la logica su cui poggiano. Ma da quando ho cominciato a interessarmi della natura antropica del processo economico, non riesco a liberarmi di un’idea: è disposto il genere umano a prendere in considerazione un programma che implichi una limitazione della sua assuefazione alle comodità esosomatiche? Forse il destino dell’uomo è quello di avere una vita breve, ma ardente, eccitante e stravagante piuttosto che un’esistenza lunga, monotona e vegetativa. Siano le altre specie – le amebe, per esempio – che non hanno ambizioni spirituali, a ereditare una terra ancora immersa in un oceano di luce solare>>. (Nicholas Georgescu-Roegen, Energy and economics myths, Southern Economic Journal, pag.377-379)
Un Ciclo Virtuoso ispirato alla Natura
La bioeconomia trova ispirazione nella natura stessa, dove nulla si spreca e ogni elemento è parte di un ciclo virtuoso. Questa prospettiva è affiancata dalla permacultura, un insieme di pratiche agronomiche che mirano a preservare la fertilità dei terreni imitando i processi naturali.
La Bioeconomia nell’Unione Europea
L’Unione Europea ha adottato la bioeconomia come elemento chiave della sua strategia economica. Nel 2012, la Commissione europea ha lanciato la sua strategia sulla bioeconomia, che è stata successivamente aggiornata nel 2018 e che vede nel 2022 una Relazione sullo stato di avanzamento della strategia dell’UE per la bioeconomia – Politica europea in materia di bioeconomia: situazione attuale e sviluppi futuri. Secondo questa visione, la bioeconomia sfrutta le risorse biologiche provenienti dalla terra e dal mare, nonché i rifiuti, come input per l’alimentazione, l’agricoltura, l’industria e l’energia. Questo approccio mira a creare un ciclo più efficiente e sostenibile di produzione e consumo.
Il Futuro della Bioeconomia
La bioeconomia rappresenta una risposta alle sfide ambientali e economiche del nostro tempo. Riducendo la dipendenza dai combustibili fossili e promuovendo l’uso sostenibile delle risorse biologiche, può contribuire a mitigare il cambiamento climatico, preservare la biodiversità e promuovere una crescita economica equa. Tuttavia, la transizione verso una bioeconomia richiederà investimenti significativi in ricerca e sviluppo, oltre a un impegno globale per abbracciare un nuovo modello economico basato sulla sostenibilità.