Mancano poche settimane alle due date del Jova Beach Party a Castel Volturno. Tappa dopo tappa, dopo 3 anni, il mega evento dell’estate ritorna anche sulle coste campane.
Di polemiche sulle testate cartacee e online ne sono state scritte tante. TV e radio hanno fatto da eco all’urlo disperato degli ambientalisti.
Qualcuno, per diritto di replica, ha dato spazio anche alla controparte e allo stesso Jovanotti che, già a partire dallo scorso inverno, nel bel mezzo di Sanremo 2022, giusto per fare un esempio, ci ha voluto ricordare la bontà della sua iniziativa. Il suo tour è ecosostenibile, plasticfree, e chi più hashtag ha chi più ne metta basta che abbiano a che fare con l’ambientalismo e comportamenti green! Dopotutto è credibile all’opinione pubblica se a sostegno dei concertoni c’è una delle più grandi associazioni ambientaliste di sempre!
Cosa ne pensano davvero gli esperti?
Già nel 2019, dopo le analisi sulle prime conseguenze sull’impatto ambientale del primo tour del Jova Beach Party, gli ornitologi italiani (proprio in occasione del XX Convegno Italiano di Ornitologia tenutosi a Napoli) avevano discusso e approvato all’unanimità una “Risoluzione sull’impatto dei grandi eventi sul Fratino” in cui si chiedeva di non far svolgere «eventi che prevedono consistenti afflussi di pubblico negli ambienti costieri naturali o con residua naturalità frequentati o potenzialmente utilizzabili dal Fratino e da altre specie di interesse conservazionistico».
Tra i firmatari, anche ARDEA (Associazione per la Ricerca e Divulgazione e Educazione Ambientale con sede a Napoli) di cui abbiamo intervistato Marcello Giannotti, ornitologo e responsabile del progetto “Una Spiaggia per il Fratino” che da 10 anni, assieme ad un team di esperti, effettua un’attività di monitoraggio e censimento del Fratino e del Corriere piccolo lungo il litorale domitio dove questi nidificano. Rappresentando una delle specie più minacciate di estinzione in quanto legata all’ambiente costiero che, oltre ad essere fragile e mutevole, è tra i più degradati e modificati dalla pressione antropica, il Fratino è classificato nella Lista Rossa Italiana come EN endangered ed è tutelato anche dalla Direttiva comunitaria 2009/47 come si evince anche dal documento del 2019 siglato dagli ornitologi.
Tuttavia dalla sottoscrizione di quell’accordo fino ad oggi, lo scenario non è cambiato. Anche quest’anno infatti sono state concesse tutte le autorizzazioni all’organizzazione del mega evento sulle spiagge italiane, senza alcun coinvolgimento della componente scientifica. Anche quest’anno sembra sia stato sufficiente il “lasciapassare” del WWF.
“Va fatta una distinzione molto netta – commenta Marcello Giannotti – tra chi si occupa della tutela della natura in qualità di ambientalista che, non avendo competenze professionali, può solo esprimere opinioni sulla materia, e chi invece da esperto del settore fa delle valutazioni basate su dati oggettivi“.
Ad aggravare la posizione degli organizzatori del Jova Beach Party è quello di attribuire al concerto un valore etico a favore dell’ambiente. Come se il solo fatto di essere plasticfree lo legittimasse ad essere un evento ecosostenibile. Un vero paradosso che sfocia appunto nel greenwashing!
Facendo da eco al condivisibile punto di vista scientifico, la vicenda Jova Beach Party non può essere ridotta ad uno scontro tra chi è a favore e chi è contro, tra attivisti a difesa dell’ambiente e business-man e/o fan indifferenti.
Il forte impatto ambientale che un evento di tale portata ha su un habitat naturale come la spiaggia di Castel Volturno, giusto per restare “a casa nostra”, dove parteciperanno più di 60mila persone (la capienza di uno stadio, ricordiamolo!), è una questione scientifica, fatta di dati, numeri, rilievi, analisi.
Per vederci chiaro, oltre a Marcello Giannotti, in qualità di ornitologo, ho incontrato anche Antonio Croce, PhD in Biologia applicata e docente di Scienze: anche se per motivi scientifici diversi, entrambi monitorano e censiscono specie tipiche della flora e fauna del litorale della provincia di Caserta già massacrato, dal punto di vista ambientale, da rifiuti abusivi sversati su ampie fasce della costa. E questo (purtroppo) è un altro triste capitolo.
Partiamo da un elemento molto semplice. Alcuni di noi dimenticano che la spiaggia è un luogo naturale, alla pari di un parco, di un bosco. Solo che col tempo ci siamo (hanno) abituati a viverla come il regno dei desideri umani, dove spesso manca la sensibilità di bagnanti, gestore di lidi e istituzioni locali, ad impattare il meno possibile su un vero ecosistema che vive sulle nostre spiagge.
Insetti, rettili, piccoli mammiferi, uccelli, vegetazione dunale e tanto altro, anche su una piccola pozione di spiaggia, costituiscono un ecosistema.
La forte spinta al sovvertimento totale dell’immagine della spiaggia da luogo naturale a paese dei balocchi, è data sicuramente dalla scelta di Jovanotti e del suo entourage di renderla come location dei suoi mega concerti.
L’errore è proprio lì. Quello di non considerare le spiagge come habitat di numerose specie, dove il Fratino e la tartaruga Caretta caretta sono solo tra le più note ma non le uniche ad essere impattate da dune sbancate, vegetazione estirpata, movimentazione di materiali e camion prima e dopo l’evento, calpestio di migliaia di persone e disturbi acustici di notevole portata durante il concerto. Tutti fattori che danno un vero colpo di grazia al già delicato equilibrio di un ecosistema fragile.
La vegetazione dunale di Castel Volturno
3 anni fa a Castel Volturno, poco dopo il primo Jova Beach Party, Antonio Croce, PhD in Biologia applicata e docente di Scienze, ha sovrapposto la mappa dell’area interessata dall’evento a quella degli habitat dunali della costiera censiti anni prima. Ne è uscito un report molto interessante che puoi leggere qui. Le conseguenze? L’impatto del concerto è stato devastante.
Da sopralluoghi effettuati poco dopo, Antonio ha riscontrato quanto l’area fosse stata completamente spianata dalle ruspe.
Riferendosi alle piante annuali, ci ha spiegato che “dopo un anno dal concerto la vegetazione in parte ha ripreso la sua attività“. Tuttavia, diversa è stata la sorte delle piante perenni che richiedono molti più anni per tornare di nuovo in vita.
Anni in cui il ripetersi di un’ennesima “perturbazione” come un altro concerto di grossa portata e tutte le annesse attività di spianamento della sabbia e delle dune, può compromettere l’esistenza stessa di specie di vegetazione già molto fragili e a rischio. Alcune, come la Achillea maritima (pianta molto rara), sono sparite dall’area dunale di Castel Volturno dopo il primo Jova Beach Party.
“Come si vede nella mappa – spiega Antonio in un suo post Facebook dopo il concerto di 3 anni fa – l’area (il poligono a bordo rosso) ricade su superfici in cui si potevano osservare sabbie con vegetazione rada tipica (in giallo chiaro) e comunità di piante psammofile perenni, quindi stabilizzatrici della duna. Tutto spianato…“
“Se noi andiamo a degradare ulteriormente un ecosistema – ci spiega – blocchiamo tutte le condizioni favorevoli che avrebbero potuto favorire lo sviluppo di altre specie tipiche della duna“. Una ruspa quindi è in grado di azzerare un processo evolutivo di una vegetazione che impiega anche una decina d’anni per raggiungere di nuovo il suo equilibrio. Sempre se ci riesce! Già perché eventi impattanti come un concerto da 60mila spettatori sono in grado, nel tempo, di modificare completamente un ecosistema.
La rasa al suolo della spiaggia e della duna, e lo sradicamento della sua vegetazione, espone il litorale ad un maggior rischio di erosione. “La sabbia non avrà più radici che la trattengono – spiega Antonio nel suo report – nè barriere che la intercettino e il vento l’accumulerà sulla strada all’interno. Qui naturalmente verrà raccolta e smaltita… in discarica. Il processo di impoverimento della spiaggia continuerà per anni ed il mare avanzerà metro dopo metro”.
“In termini qualitativi – ci spiega – la biodiversità del sito peggiorerà perché nel tempo spariranno le piante autoctone, tipiche della duna, facendo spazio a quelle opportuniste, esotiche, invasive che sono ormai dappertutto e si finirà per banalizzare l’ecosistema che non sarà più lo stesso e non avrà le medesime funzioni di prima, come quella di protezione dall’erosione per esempio“.
“La spiaggia non è soltanto un cumulo di sabbia – sottolinea – ma è soprattutto vita interstiziale, un mix di caratteristiche ambientali e fisiche che vengono impattate anche dal calpestio di massa perché una cosa è la presenza di cento persone in un’area limitata di un lido, un’altra è l’impatto di migliaia di persone in quella stessa area, da un giorno all’altro“.
Su questo punto, Antonio spiega come un ecosistema sia fortemente sensibile anche al cambiamento repentino delle condizioni dell’ambiente circostante.
È vero che in natura tutto cambia ma un concerto di tali dimensioni provoca sull’ambiente gli stessi effetti devastanti che un violento terremoto avrebbe sulle nostre abitazioni, nelle nostre città.
Un habitat naturale che nel tempo è riuscito ad adattarsi a poche centinaia di presenze e mantenere in qualche modo il suo equilibrio, viene così massacrato dopo 2 giorni di mega concerto.
Da non sottovalutare, inoltre, il rischio di legittimare, con il Jova Beach Party, una nuova moda di rendere le aree naturali location di grandi eventi.
“Piuttosto che organizzarlo in un’area naturale – si chiede Antonio, con tono comprensibilmente provocatorio – perché non fare il concerto in una location più vocata come un anfiteatro, un’area parcheggio, un’area urbana da riqualificare?“.
Riflessioni più che condivisibili che smontano la convinzione di alcuni che considerano il mega-evento un’opportunità di indotto economico e acceleratore alla “rinascita” di Castel Volturno.
“Mi meraviglia che il WWF parli di “bonifica” di ambienti degradati – continua – sulle stesse spiagge mi è capitato di osservare piante non molto frequenti quali la santolina delle spiagge (Achillea maritima) anche e soprattutto in contesti di abbandono di vecchi stabilimenti balneari“.
“Da naturalista – aggiunge con rammarico – non identifico Castel Volturno come area degradata ma come riserva naturale fatto di pineta, duna, macchia mediterranea, tartaruga marina, fratino”.
Queste le peculiarità del territorio che devono essere valorizzate e tutelate per la rinascita del luogo e della sua biodiversità. Lo stesso patrimonio naturalistico di Castel Volturno, altrove è diventato fiore all’occhiello del luogo dove si è riusciti a creare un equilibrio tra la salvaguardia dell’ecosistema e turismo di nicchia e sostenibile.
Una spiaggia per il fratino a rischio estinzione
Il litorale domitio è impreziosito, dal punto di vista naturalistico, anche dalla presenza di una delle specie a più alto rischio estinzione in ambito ornitologico: il Fratino.
Piccolo circa 17 cm e con un peso di appena 45 g, nidifica lungo le spiagge di Castel Volturno, Mondragone e Cellole da Aprile a Luglio. Successivamente, quando i pulli saranno involati e avranno raggiunto l’indipendenza, saranno pronti a migrare verso l’Africa. Prima di allora i fratini devono fare i conti con una serie di minacce causate dall’uomo.
Organizzare un evento di grande portata a ridosso dei nidi, è tra questi. Un tema molto dibattuto anche in altre località in cui ha fatto già tappa il Jova Beach Party, tenutosi nel bel mezzo della fase riproduttiva e/o della nidificazione di questa specie. In Emilia Romagna, per fare un esempio, un pullo di fratino è stato trovato senza vita. La restrizione del recinto e i lavori di livellamento della sabbia per la realizzazione del Jova beach party gli sono stati fatali.
Un rischio, almeno quest’anno, scampato a Castel Volturno dove i due giorni di concerto non ricadranno nelle fasi più delicate per i piccoli e adulti di fratino. Ma non per questo, ci spiega Marcello Giannotti, ornitologo e responsabile del progetto “Una Spiaggia per il fratino” per conto dell’associazione ARDEA, il concerto può ritenersi meno impattante sul loro equilibrio.
Su litorale domitio, ad oggi, sono stati censiti ben 21 nidi di cui qualcuno anche nell’area adiacente al Jova Beach Party. “A fine Agosto – spiega Marcello – i piccoli saranno già tutti involati quindi il rischio della loro dispersione è minore. Ma sicuramente disturbi acustici e luminosi saranno molto impattanti per cui è probabile che si sposteranno dalla loro area“. Tutte ipotesi che andranno poi vagliate sul campo, con un monitoraggio accurato dopo la due giorni di concerto.
Nel corso dei censimenti dei nidi sul litorale casertano, forte è stata l’azione di sensibilizzazione da parte degli esperti di ARDEA nei confronti dei gestori dei lidi che nel tempo si sono mostrati molto collaborativi e sensibili all’argomento. Anche quest’anno, infatti, non sono mancate segnalazioni da parte di gestori e bagnanti attenti ai cartelli informativi affissi nei lidi e riguardanti probabili avvistamenti di fratini e tartarughe marine in pericolo e numeri da contattare in caso di emergenza.
Prima del 2012, anno in cui ha avuto inizio il progetto “Una Spiaggia per il Fratino” non erano stati mai effettuati monitoraggi per cui non c’erano basi scientifiche per confermarne la presenza. Il ritrovamento dei primi nidi però “fu caratterizzato da un successo riproduttivo molto basso, in quanto tra tante schiuse – ci racconta Marcello– solo un piccolo di fratino riuscì a sopravvivere“. I motivi vanno individuati nella predazione naturale da parte di altri uccelli ma il fattore antropico è sempre più invasivo. Un risultato decisamente migliorato nel tempo grazie ad azioni di monitoraggio, di tutela e sensibilizzazione più intense da parte di ARDEA e del sostegno degli enti locali come il comune di Mondragone che, con orgoglio, quest’anno ha reso nota la presenza del fratino con cartelli informativi di grande impatto sulla cittadinanza. “Negli anni sono aumentati sia i nidi che il successo riproduttivo: l’anno scorso (su 21 nidi) siamo riusciti a far involare 16 piccoli. Attualmente delle 17 coppie totali lungo tutto il litorale domitio, almeno 12 sono a Mondragone“.
“L’importanza del progetto è legato alla salvaguardia della popolazione di fratino in Campania – aggiunge – ma a questo si aggiunge anche la capacità di cambiare pian piano la modalità di fruizione e gestione delle spiagge in modo che, se il progetto dovesse concludersi o spostarsi altrove, piccoli e adulti possano vivere nel loro habitat serenamente anche senza l’intervento di noi esperti“. “Il nostro obiettivo – conclude – è di creare un’area protetta per il fratino“.
I rischi per i nidi di Caretta Caretta
Infine ma non per ultimo, i nidi di tartaruga Caretta caretta che, per chi ancora non lo sapesse, nidifica anche a Castel Volturno. Sì proprio così! Quest’anno si contano 5 nidi (un calo registratosi anche in altre aree solitamente battute da questa specie), rispetto ai 18 dello scorso anno di cui alcuni proprio nell’area del lido Flava sede del Jova Beach Party. L’anno scorso noi di N’Sea Yet siamo stati proprio lì a fine Luglio per un’iniziativa di pulizia di un tratto di spiaggia occupata da nidi di Caretta Caretta, assieme ai volontari dell’associazione Domizia che da un anno si occupa di rilevare nidi di tartaruga, monitorarli e proteggerli insieme agli esperti della Stazione Zoologica Anton Dohrn. L’esiguo (per ora) numero di nidi individuati quest’anno e messi in sicurezza (fortunatamente non ricadenti nell’area del concerto) rende la situazione sicuramente più facile da gestire in prospettiva del Jova Beach Party. I 5 nidi della tartaruga domitia non sono quindi in pericolo. Ma se, come l’anno scorso, una tartaruga tornasse a deporre le sue uova proprio sul lido Flava? Probabilmente si deciderebbe di “traslocare” il nido in un’area più sicura.
Dunque, perchè è la natura a doversi adattare, ancora una volta, all’uomo e non il contrario?
Concludiamo con questo video che ci ricorda una bellissima giornata trascorsa con i volontari di Domizia a Castel Volturno, sul lido Flava dove lo scorso anno è stata realizzata una tartaruga gigante piena di rifiuti raccolti proprio dalle spiagge limitrofe. Un’azione di tutela dei nidi che sarebbero schiusi da lì a poco. Preferiamo e vogliamo ricordare quel litorale per il suo patrimonio naturale la cui sopravvivenza dipende solo da noi. Guarda il video!